11-05-2018
All’ultimo convegno organizzato dall’osservatorio Innovazione digitale in Sanità del Politecnico di Milano, si è ribadito nuovamente che la Sanità rappresenta un terreno fertile nel quale si può e si deve innovare attraverso il digitale, che rappresenta l’unica leva in grado di trovare nuovi equilibri che rendano sostenibile il sistema. Se da un lato infatti, la spesa sanitaria italiana è ancora decisamente inferiore a quella di altri paesi europei con cui ci confrontiamo, dall’altro, l’invecchiamento demografico e l’aumento della speranza di vita faranno ulteriormente lievitare la domanda di cura.
Il ruolo strategico della Sanità digitale è confermato anche dai piani e dagli indirizzi forniti a livello centrale nel corso del 2017, tra cui il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2017-2019 che sottolinea, nella sezione dedicata al comparto sanitario, l’importanza dello sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico nelle varie regioni, che dovrà essere concluso entro il 2018. Ad ottobre 2017 poi, è stato consegnato alle regioni il Manuale di istruzioni, con la lista degli strumenti che consentiranno di verificare i dati e di procedere all’opportuna attività di benchmarking” per consentire di migliorare la cura e la qualità della vita delle persone affette da malattie croniche, anche attraverso soluzioni digitali.
Come sottolineato da Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio, in apertura del convegno, «Con il progressivo invecchiamento della popolazione il divario fra bisogni di cura e risorse a disposizione è destinato a crescere e l’innovazione digitale è l’unica leva per rendere sostenibile il sistema sanitario. Serve un rinnovamento dei modelli organizzativi delle aziende sanitarie, spostando le prestazioni dall’ospedale al territorio e migliorando l’accesso alle cure. È necessaria la partecipazione attiva dei cittadini alla corretta gestione della propria salute, da incentivare attraverso l’adozione di strumenti digitali utili per comunicare col medico, per accedere ai propri dati clinici, come il Fascicolo Sanitario Elettronico, e per monitorare il proprio stile di vita, come le App. Serve infine lo sviluppo delle necessarie competenze digitali degli operatori sanitari, sia nelle università che attraverso piani di formazione continua sul posto di lavoro».
Servono cittadini/pazienti più digitali
Dopo la contrazione del 2016, il 2017 ha visto una lieve crescita della spesa per la Sanità digitale, che tocca 1,3 miliardi di euro (pari all’1,1% della spesa sanitaria pubblica, 21 euro per abitante), con una crescita del 2% rispetto all’anno precedente. Ma i servizi digitali restano diffusi a macchia di leopardo sul territorio italiano e la maggior parte dei cittadini non utilizza ancora strumenti via web per accedere ai servizi sanitari: circa l’80% degli italiani preferisce recarsi personalmente a ritirare documenti clinici, consultare un medico o pagare una prestazione, sette su dieci preferiscono parlare di persona con il proprio medico piuttosto che comunicare con strumenti tecnologici come email, sms o WhatsApp.
Il ruolo strategico della Sanità digitale è confermato anche dai piani e dagli indirizzi forniti a livello centrale nel corso del 2017, tra cui il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2017-2019 che sottolinea, nella sezione dedicata al comparto sanitario, l’importanza dello sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico nelle varie regioni, che dovrà essere concluso entro il 2018. Ad ottobre 2017 poi, è stato consegnato alle regioni il Manuale di istruzioni, con la lista degli strumenti che consentiranno di verificare i dati e di procedere all’opportuna attività di benchmarking” per consentire di migliorare la cura e la qualità della vita delle persone affette da malattie croniche, anche attraverso soluzioni digitali.
Come sottolineato da Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio, in apertura del convegno, «Con il progressivo invecchiamento della popolazione il divario fra bisogni di cura e risorse a disposizione è destinato a crescere e l’innovazione digitale è l’unica leva per rendere sostenibile il sistema sanitario. Serve un rinnovamento dei modelli organizzativi delle aziende sanitarie, spostando le prestazioni dall’ospedale al territorio e migliorando l’accesso alle cure. È necessaria la partecipazione attiva dei cittadini alla corretta gestione della propria salute, da incentivare attraverso l’adozione di strumenti digitali utili per comunicare col medico, per accedere ai propri dati clinici, come il Fascicolo Sanitario Elettronico, e per monitorare il proprio stile di vita, come le App. Serve infine lo sviluppo delle necessarie competenze digitali degli operatori sanitari, sia nelle università che attraverso piani di formazione continua sul posto di lavoro».
Servono cittadini/pazienti più digitali
Dopo la contrazione del 2016, il 2017 ha visto una lieve crescita della spesa per la Sanità digitale, che tocca 1,3 miliardi di euro (pari all’1,1% della spesa sanitaria pubblica, 21 euro per abitante), con una crescita del 2% rispetto all’anno precedente. Ma i servizi digitali restano diffusi a macchia di leopardo sul territorio italiano e la maggior parte dei cittadini non utilizza ancora strumenti via web per accedere ai servizi sanitari: circa l’80% degli italiani preferisce recarsi personalmente a ritirare documenti clinici, consultare un medico o pagare una prestazione, sette su dieci preferiscono parlare di persona con il proprio medico piuttosto che comunicare con strumenti tecnologici come email, sms o WhatsApp.
La quota principale degli investimenti per la Sanità digitale è stata sostenuta dalle strutture sanitarie, con un budget di 890 milioni di euro (+2% sul 2016), seguite dalle Regioni (320 milioni, +3%), dai 47mila Medici di Medicina Generale (72,9 milioni di euro, in leggera crescita con una media di 1.551 euro) e dal Ministero della Salute (16,7 milioni di euro, stabile).
Tra i principali ambiti di innovazione, i budget più significativi vanno alla Cartella Clinica Elettronica (47 milioni di euro), ai sistemi di front-end (45 milioni) e al disaster recovery (31 milioni). La Cartella Clinica Elettronica è anche l’ambito più rilevante per il raggiungimento degli obiettivi strategici, indicato dal 72% delle Direzioni Strategiche, seguito dai servizi digitali ai cittadini (59%) e dalla gestione documentale e conservazione a norma (55%). Cresce la spesa per la Telemedicina (24 milioni di euro), ma la diffusione rimane stabile e solo il 38% dei direttori la considera rilevante.
Big Data Analytics e Business Intelligence sono prioritari per quasi un’azienda su due, anche in vista del GDPR per cui il 76% delle aziende ha revisionato policy e processi. I medici sono sempre più attenti alle nuove tecnologie, che utilizzano soprattutto per comunicare con i pazienti. Meno digitali i cittadini: solo il 15% usa l’email, il 13% Sms e il 12% WhatsApp per comunicare col proprio medico. L’offerta e l’utilizzo di semplici servizi digitali ai cittadini potrebbero ridurre i costi nascosti del “non digitale”.
Otto italiani su dieci nell’ultimo anno hanno ritirato documenti clinici di persona impiegando in media 45 minuti, contro i 20 per il ritiro in farmacia e i 5 via web: se invece l’80% li ritirasse online, il 10% in farmacia e solo il 10% di persona, l’impatto economico sarebbe di 1.630 milioni di euro. E sono 1.150 milioni di euro gli impatti legati all’accesso online a informazioni su prestazioni e strutture sanitarie, 1.430 milioni per la prenotazione online di visite ed esami e 980 milioni per il loro pagamento, per un totale di oltre circa 5 miliardi di euro. In linea con la tendenza delle Regioni italiane a favorire l’integrazione tra ospedale e territorio, anche le aziende sanitarie hanno sempre più l’esigenza di scambiare tempestivamente le informazioni sui pazienti con gli altri attori del sistema.
Le soluzioni che abilitano l’interscambio di dati e documenti sui pazienti attraverso Piani Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) informatizzati sono tuttavia ancora poco diffuse: il 29% delle aziende le utilizza con professionisti sanitari dell’azienda ospedaliera appartenenti a diversi dipartimenti e il 23% con professionisti all’interno di una o più reti di patologia. Allo stesso modo, solo il 19% dei Medici di Medicina Generale ha attivo un flusso informativo che rientra nell’ambito di un PDTA. Il supporto informatico alle attività di presa in carico del paziente risulta diffuso soprattutto per le attività gestionali e amministrative, come la gestione dei dati anagrafici dei pazienti (nell’80% delle aziende) e la gestione delle prenotazioni delle prestazioni (63%). L’informatizzazione stenta, invece, a diffondersi come strumento per la messa in atto di percorsi individualizzati secondo il principio della presa in carico stabile del paziente.
I finalisti del premio Innovazione digitale in Sanità
Nel pomeriggio sono stati presentati i progetti finalisti al premio Innovazione digitale in Sanità e, a seguito della valutazione di una giuria qualificata, è stato consegnato il premio alle strutture sanitarie che si sono distinte per la loro capacità di utilizzare le moderne tecnologie come strumento di innovazione e miglioramento nel mondo della Sanità.
Per la categoria “processi clinici e assistenziali” ha vinto la Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma con il progetto “single family room” nel reparto di terapia intensiva neonatale; Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli è stata premiata per i “processi di supporto e data analytics” per la gestione dei dispositivi medici tramite rfid; all’Istituto di Candiolo – IRCCS, rivedendo in ottica digitale i percorsi di cura in Day Hospital Oncologico, è risultato il vincitore per “servizi al cittadino”; nella categoria “servizi sul territorio”, si è invece aggiudicato il premio l’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento con il progetto @home dedicato all’assistenza domiciliare. Nel corso della giornata sono stati assegnati altri tre premi. I due vincitori del premio Impact sono stati la provincia autonoma di Trento è stata la vincitrice del premio Impact per i continui sviluppi tecnologici della piattaforma TreC per la gestione dei rapporti sanitari tra cittadini e aziende del territorio via web, e l’ASST di Vimercate per aver continuato a digitalizzare i processi a partire dalla cartella clinica elettronica. Infine, l’ASL di Taranto ha vinto il premio FIASO per il progetto TuttaSalute che ottimizza la comunicazione tra Sanità e cittadino sulla prevenzione oncologica e vaccinale.
Tra i principali ambiti di innovazione, i budget più significativi vanno alla Cartella Clinica Elettronica (47 milioni di euro), ai sistemi di front-end (45 milioni) e al disaster recovery (31 milioni). La Cartella Clinica Elettronica è anche l’ambito più rilevante per il raggiungimento degli obiettivi strategici, indicato dal 72% delle Direzioni Strategiche, seguito dai servizi digitali ai cittadini (59%) e dalla gestione documentale e conservazione a norma (55%). Cresce la spesa per la Telemedicina (24 milioni di euro), ma la diffusione rimane stabile e solo il 38% dei direttori la considera rilevante.
Big Data Analytics e Business Intelligence sono prioritari per quasi un’azienda su due, anche in vista del GDPR per cui il 76% delle aziende ha revisionato policy e processi. I medici sono sempre più attenti alle nuove tecnologie, che utilizzano soprattutto per comunicare con i pazienti. Meno digitali i cittadini: solo il 15% usa l’email, il 13% Sms e il 12% WhatsApp per comunicare col proprio medico. L’offerta e l’utilizzo di semplici servizi digitali ai cittadini potrebbero ridurre i costi nascosti del “non digitale”.
Otto italiani su dieci nell’ultimo anno hanno ritirato documenti clinici di persona impiegando in media 45 minuti, contro i 20 per il ritiro in farmacia e i 5 via web: se invece l’80% li ritirasse online, il 10% in farmacia e solo il 10% di persona, l’impatto economico sarebbe di 1.630 milioni di euro. E sono 1.150 milioni di euro gli impatti legati all’accesso online a informazioni su prestazioni e strutture sanitarie, 1.430 milioni per la prenotazione online di visite ed esami e 980 milioni per il loro pagamento, per un totale di oltre circa 5 miliardi di euro. In linea con la tendenza delle Regioni italiane a favorire l’integrazione tra ospedale e territorio, anche le aziende sanitarie hanno sempre più l’esigenza di scambiare tempestivamente le informazioni sui pazienti con gli altri attori del sistema.
Le soluzioni che abilitano l’interscambio di dati e documenti sui pazienti attraverso Piani Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) informatizzati sono tuttavia ancora poco diffuse: il 29% delle aziende le utilizza con professionisti sanitari dell’azienda ospedaliera appartenenti a diversi dipartimenti e il 23% con professionisti all’interno di una o più reti di patologia. Allo stesso modo, solo il 19% dei Medici di Medicina Generale ha attivo un flusso informativo che rientra nell’ambito di un PDTA. Il supporto informatico alle attività di presa in carico del paziente risulta diffuso soprattutto per le attività gestionali e amministrative, come la gestione dei dati anagrafici dei pazienti (nell’80% delle aziende) e la gestione delle prenotazioni delle prestazioni (63%). L’informatizzazione stenta, invece, a diffondersi come strumento per la messa in atto di percorsi individualizzati secondo il principio della presa in carico stabile del paziente.
I finalisti del premio Innovazione digitale in Sanità
Nel pomeriggio sono stati presentati i progetti finalisti al premio Innovazione digitale in Sanità e, a seguito della valutazione di una giuria qualificata, è stato consegnato il premio alle strutture sanitarie che si sono distinte per la loro capacità di utilizzare le moderne tecnologie come strumento di innovazione e miglioramento nel mondo della Sanità.
Per la categoria “processi clinici e assistenziali” ha vinto la Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma con il progetto “single family room” nel reparto di terapia intensiva neonatale; Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli è stata premiata per i “processi di supporto e data analytics” per la gestione dei dispositivi medici tramite rfid; all’Istituto di Candiolo – IRCCS, rivedendo in ottica digitale i percorsi di cura in Day Hospital Oncologico, è risultato il vincitore per “servizi al cittadino”; nella categoria “servizi sul territorio”, si è invece aggiudicato il premio l’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento con il progetto @home dedicato all’assistenza domiciliare. Nel corso della giornata sono stati assegnati altri tre premi. I due vincitori del premio Impact sono stati la provincia autonoma di Trento è stata la vincitrice del premio Impact per i continui sviluppi tecnologici della piattaforma TreC per la gestione dei rapporti sanitari tra cittadini e aziende del territorio via web, e l’ASST di Vimercate per aver continuato a digitalizzare i processi a partire dalla cartella clinica elettronica. Infine, l’ASL di Taranto ha vinto il premio FIASO per il progetto TuttaSalute che ottimizza la comunicazione tra Sanità e cittadino sulla prevenzione oncologica e vaccinale.
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