03-01-2022
Alla Camera dei Deputati, sono state presentate a novembre le quattro proposte in materia di telemedicina identificate dal Gruppo di Lavoro “Digital Health e Pharma” di Netcomm, guidato da Humanitas, Medtronic e MSD per permettere alla sanità italiana di cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione ed evolversi verso un sistema a valore aggiunto per i cittadini e per gli operatori della salute.
La pandemia ha infatti accelerato il percorso di digitalizzazione della sanità, rendendo concrete delle prestazioni e dei servizi da remoto che fino a un anno fa erano considerati futuribili. Durante il periodo pandemico, i servizi digitali si sono dimostrati uno strumento essenziale per garantire la qualità della presa in carico e la tempestività dell’assistenza, favorendo l’azione sinergica tra professionisti sanitari con differenti specializzazioni e sviluppando l’assistenza domiciliare integrata. Tuttavia, se da un lato le Istituzioni hanno permesso il più velocemente possibile alle strutture e al personale sanitario di servirsi delle tecnologie necessarie per prendersi cura dei pazienti più fragili anche a distanza, dall’altro lato la necessità di affrontare tempestivamente e in emergenza le sfide poste dalla pandemia ha prodotto l’affermarsi di norme, pratiche e prestazioni poco coordinate tra le singole Regioni, producendo involontariamente iniquità e diseguaglianze difficili da contrastare in assenza di provvedimenti quadro.
La pandemia ha infatti accelerato il percorso di digitalizzazione della sanità, rendendo concrete delle prestazioni e dei servizi da remoto che fino a un anno fa erano considerati futuribili. Durante il periodo pandemico, i servizi digitali si sono dimostrati uno strumento essenziale per garantire la qualità della presa in carico e la tempestività dell’assistenza, favorendo l’azione sinergica tra professionisti sanitari con differenti specializzazioni e sviluppando l’assistenza domiciliare integrata. Tuttavia, se da un lato le Istituzioni hanno permesso il più velocemente possibile alle strutture e al personale sanitario di servirsi delle tecnologie necessarie per prendersi cura dei pazienti più fragili anche a distanza, dall’altro lato la necessità di affrontare tempestivamente e in emergenza le sfide poste dalla pandemia ha prodotto l’affermarsi di norme, pratiche e prestazioni poco coordinate tra le singole Regioni, producendo involontariamente iniquità e diseguaglianze difficili da contrastare in assenza di provvedimenti quadro.
In tale contesto, Netcomm ha istituito il Gruppo di Lavoro "Digital Health e Pharma", composto da Humanitas, Medtronic e MSD per supportare le Istituzioni nell’individuare le opportunità e le esigenze legate alla digitalizzazione della filiera sanitaria, mettendo a disposizione un pool di competenze ed esperienze altamente specializzate, che afferiscono ai tre ambiti strategici sui quali si snoda lo sviluppo della digitalizzazione della salute: l’ambito ospedaliero, il contesto farmaceutico e il settore delle tecnologie medicali. Secondo il Gruppo sono due gli ambiti centrali del percorso di digitalizzazione sui quali occorre agire per uno sviluppo efficace e di valore della sanità italiana: una gestione puntuale e interoperabile dei dati sanitari e un approccio strutturato e coeso alla telemedicina rispetto a tutti gli ambiti che concorrono al buon esito delle sue potenzialità. In particolare, la visione e le proposte avanzate dal Gruppo in materia di telemedicina afferiscono a quattro ambiti:
• l’individuazione di standard nazionali, chiari e vincolanti per l'accreditamento degli strumenti utilizzabili per i servizi di telemedicina (quali ad esempio, l’integrazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, le modalità e i formati di condivisione delle immagini e la certificazione medicale degli strumenti diagnostici utilizzati);
• una definizione delle prestazioni di telemedicina che possa garantire al personale sanitario un’adeguata suddivisione del tempo dedicato all’attività ambulatoriale, in presenza e da remoto, definendo anche i requisiti relativi all’erogabilità della prestazione anche al di fuori della sede fisica accreditata; • un’adeguata formazione del personale sanitario in modo da sostenere e guidare la transizione digitale del settore sanitario;
• un puntuale studio della sostenibilità economica delle attività di telemedicina, che ne definisca delle specifiche tariffe in grado di tener conto degli investimenti necessari all’erogazione delle stesse.
• l’individuazione di standard nazionali, chiari e vincolanti per l'accreditamento degli strumenti utilizzabili per i servizi di telemedicina (quali ad esempio, l’integrazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, le modalità e i formati di condivisione delle immagini e la certificazione medicale degli strumenti diagnostici utilizzati);
• una definizione delle prestazioni di telemedicina che possa garantire al personale sanitario un’adeguata suddivisione del tempo dedicato all’attività ambulatoriale, in presenza e da remoto, definendo anche i requisiti relativi all’erogabilità della prestazione anche al di fuori della sede fisica accreditata; • un’adeguata formazione del personale sanitario in modo da sostenere e guidare la transizione digitale del settore sanitario;
• un puntuale studio della sostenibilità economica delle attività di telemedicina, che ne definisca delle specifiche tariffe in grado di tener conto degli investimenti necessari all’erogazione delle stesse.
Secondo la visione del Gruppo, si tratta di quattro snodi fondamentali per valorizzare gli investimenti in telemedicina attualmente previsti dal PNRR, garantendo ai cittadini la possibilità di accedere alle migliori cure disponibili e al personale sanitario di usufruire dei supporti digitali per poter svolgere la propria attività in maniera sempre più efficace.
«Formazione dei professionisti della salute, modulazione ed aggiornamento dei percorsi di laurea per i medici e per tutte le professioni sanitarie, scelta meritocratica dei ruoli apicali in grado di governare anche una proficua sinergia pubblico-privato, capacità di leggere l’innovazione tecnologica come acceleratore di una medicina di prossimità che si basi, finalmente, sul recupero della dimensione clinica della professione medica, di un rapporto medico-paziente posto al centro di ogni visione prospettica, ma soprattutto di un modello organizzativo territoriale ed integrato che sappia partire dai reali bisogni di salute della popolazione di riferimento, sono le precondizioni per una efficace implementazione della telemedicina e delle prossime politiche sanitarie» dichiara l’On. Provenza, co-Presidente dell’Intergruppo parlamentare sulla Cronicità, secondo cui non è necessario «mutuare modelli di telemedicina da altre nazioni» ma «calibrarla sulla realtà del nostro paese e pensare a protocolli d’intesa tra Ministero della Salute e Regioni che sappiano rispondere alle esigenze di salute dei territori ed al diritto assistenziale di ogni cittadino, rivolgendosi – in mancanza di offerta e dove adeguato - ad eccellenze diffuse nel nostro Paese, non dimenticando che la qualità dell'offerta non sempre significa appropriatezza».
«Formazione dei professionisti della salute, modulazione ed aggiornamento dei percorsi di laurea per i medici e per tutte le professioni sanitarie, scelta meritocratica dei ruoli apicali in grado di governare anche una proficua sinergia pubblico-privato, capacità di leggere l’innovazione tecnologica come acceleratore di una medicina di prossimità che si basi, finalmente, sul recupero della dimensione clinica della professione medica, di un rapporto medico-paziente posto al centro di ogni visione prospettica, ma soprattutto di un modello organizzativo territoriale ed integrato che sappia partire dai reali bisogni di salute della popolazione di riferimento, sono le precondizioni per una efficace implementazione della telemedicina e delle prossime politiche sanitarie» dichiara l’On. Provenza, co-Presidente dell’Intergruppo parlamentare sulla Cronicità, secondo cui non è necessario «mutuare modelli di telemedicina da altre nazioni» ma «calibrarla sulla realtà del nostro paese e pensare a protocolli d’intesa tra Ministero della Salute e Regioni che sappiano rispondere alle esigenze di salute dei territori ed al diritto assistenziale di ogni cittadino, rivolgendosi – in mancanza di offerta e dove adeguato - ad eccellenze diffuse nel nostro Paese, non dimenticando che la qualità dell'offerta non sempre significa appropriatezza».
«Sono molte le forze che stanno rimodellando il settore sanitario: l’utilizzo sempre più ampio da parte dei cittadini dei canali digitali per le loro necessità di salute, l’avvento di tecnologie promettenti nell’ambito della prevenzione, della cura e dell’assistenza, nonché le nuove modalità di relazione e di servizio mediate dai canali online. L'evoluzione verso un sistema sanitario sempre più connesso e a valore aggiunto è una priorità alla quale l’Italia deve tendere in maniera rapida ed efficace. Netcomm è orgogliosa di aver istituito un Gruppo di aziende di eccellenza, pronto a mettere a disposizione le sue competenze ed esperienze di alto livello per contribuire alla valorizzazione degli investimenti attualmente previsti dal PNRR e supportare concretamente l’evoluzione digitale del sistema italiano» aggiunge Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. «Alla luce degli importanti ed imminenti investimenti previsti dal PNRR, riteniamo sia necessario istituire un tavolo pubblico-privato che garantisca un confronto fattivo e costante tra la filiera sanitaria e le Amministrazioni – anche territoriali – che si occuperanno dell’implementazione del Piano e che, a regime, possa contribuire all’innovazione digitale del sistema della salute nel nostro paese».
Il rapporto degli italiani con l’e-health
Il percorso di digitalizzazione avviato dal sistema sanitario italiano in questi anni risulta, ancora agli albori rispetto al contesto internazionale, dove le nazioni maggiormente all’avanguardia nel campo dell’e-health hanno già sperimentato con successo gli effetti positivi della sanità digitale. A livello di servizi integrati di assistenza domiciliare, ad esempio, in Italia solo il 5,1% dei pazienti anziani ne ha accesso rispetto a una media OCSE del 6%.
L’interesse dei cittadini italiani verso la digitalizzazione dei servizi legati alla sfera della salute, anche alla luce delle vicissitudini causate dalla pandemia, appare oggi più che mai forte. Come emerso da un recente studio di Netcomm1 volto a sondare l’apertura dei cittadini alla digitalizzazione sanitaria ha rilevato come, all’interno di un campione rappresentato da utenti internet che hanno acquistato almeno un prodotto farmaceutico o per la salute negli ultimi 12 mesi, il 62% ha dichiarato di aver prenotato online visite e altre prestazioni sanitarie, il 32% ha utilizzato app per gestire alcuni aspetti legati alla salute e ai percorsi sanitari, il 29% ha interagito tramite chat con uno specialista e il 22% ha effettuato un consulto sanitario online. Inoltre, la maggioranza degli intervistati ritiene che le applicazioni e le interfacce digitali porteranno a un miglioramento sia delle relazioni tra paziente e strutture sanitarie in termini di semplicità e velocità (63% del campione), sia della qualità dei servizi e delle prestazioni mediche offerte dalle strutture sanitarie (60%).
Il percorso di digitalizzazione avviato dal sistema sanitario italiano in questi anni risulta, ancora agli albori rispetto al contesto internazionale, dove le nazioni maggiormente all’avanguardia nel campo dell’e-health hanno già sperimentato con successo gli effetti positivi della sanità digitale. A livello di servizi integrati di assistenza domiciliare, ad esempio, in Italia solo il 5,1% dei pazienti anziani ne ha accesso rispetto a una media OCSE del 6%.
L’interesse dei cittadini italiani verso la digitalizzazione dei servizi legati alla sfera della salute, anche alla luce delle vicissitudini causate dalla pandemia, appare oggi più che mai forte. Come emerso da un recente studio di Netcomm1 volto a sondare l’apertura dei cittadini alla digitalizzazione sanitaria ha rilevato come, all’interno di un campione rappresentato da utenti internet che hanno acquistato almeno un prodotto farmaceutico o per la salute negli ultimi 12 mesi, il 62% ha dichiarato di aver prenotato online visite e altre prestazioni sanitarie, il 32% ha utilizzato app per gestire alcuni aspetti legati alla salute e ai percorsi sanitari, il 29% ha interagito tramite chat con uno specialista e il 22% ha effettuato un consulto sanitario online. Inoltre, la maggioranza degli intervistati ritiene che le applicazioni e le interfacce digitali porteranno a un miglioramento sia delle relazioni tra paziente e strutture sanitarie in termini di semplicità e velocità (63% del campione), sia della qualità dei servizi e delle prestazioni mediche offerte dalle strutture sanitarie (60%).
11/03/2016
19/02/2016
19/02/2016
23/06/2015