07-10-2020
È un braccio robotico che ha guidato le prime due operazioni di chirurgia protesica nel reparto di Ortopedia Generale del Presidio Ospedaliero CTO di Roma (ASL Roma 2) dove l’equipe chirurgica, guidata dal Dott. Fabio Rodia, ha utilizzato per la prima volta la piattaforma robotica Mako, distribuita in Italia da ab medica. Una dimostrazione della precisione e dell’avanguardia della tecnologia robotica è avvenuta durante la simulazione in occasione della recente inaugurazione di nuove sale e unità all’interno dell’ospedale alla presenza dell’Assessore della Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato.
Si tratta di un importante passo verso il futuro della chirurgia mininvasiva in ambito protesico grazie all’innovativa tecnologia robotica Mako, che vede realizzarsi la sua prima installazione, in una struttura pubblica, nella Regione Lazio. L’Italia ha una posizione di primato in Europa per il numero di piattaforme robotiche installate, che giungono con questa a 20: sono oltre 900 in tutto il mondo con oltre 300mila interventi eseguiti.
Progettata per l’inserimento di protesi nelle grandi articolazioni in presenza di artrosi primaria e secondaria, la piattaforma robotica Mako è soprattutto utilizzata negli interventi di ginocchio e anca, come nel caso delle due operazioni eseguite al CTO di Roma su due pazienti rispettivamente di 55 e 70 anni. Entrambi gli interventi sono stati effettuati con tecnica di anestesia locoregionale, in particolare l’inserimento della protesi al ginocchio è stato effettuato con la tecnica di quadriblock ecoguidato da parte dell’equipe diretta dal Dott. Pierfrancesco Dauri. In futuro, si estenderà il suo impiego anche nelle operazioni alla colonna vertebrale e alla spalla, rendendo l’investimento tecnologico trasversale su più applicazioni.
A sole 24 ore dall’intervento, entrambi i pazienti hanno ripreso la deambulazione e iniziato la rieducazione prevista. Uno dei benefici nell’utilizzo di un sistema robotico rispetto alle tecniche tradizionali riguarda infatti una riduzione dei tempi di recupero, che permettono un precoce ritorno all’attività, con minori tempi di ospedalizzazione. Inoltre, il sistema robotico Mako garantisce un’estrema precisione negli interventi, fino a 2-3 volte superiore rispetto alle tecniche tradizionali, tenendo in considerazione l’anatomia specifica di ogni paziente e garantendo così un intervento personalizzato e certificato dall’ampia reportistica.
Si tratta di un importante passo verso il futuro della chirurgia mininvasiva in ambito protesico grazie all’innovativa tecnologia robotica Mako, che vede realizzarsi la sua prima installazione, in una struttura pubblica, nella Regione Lazio. L’Italia ha una posizione di primato in Europa per il numero di piattaforme robotiche installate, che giungono con questa a 20: sono oltre 900 in tutto il mondo con oltre 300mila interventi eseguiti.
Progettata per l’inserimento di protesi nelle grandi articolazioni in presenza di artrosi primaria e secondaria, la piattaforma robotica Mako è soprattutto utilizzata negli interventi di ginocchio e anca, come nel caso delle due operazioni eseguite al CTO di Roma su due pazienti rispettivamente di 55 e 70 anni. Entrambi gli interventi sono stati effettuati con tecnica di anestesia locoregionale, in particolare l’inserimento della protesi al ginocchio è stato effettuato con la tecnica di quadriblock ecoguidato da parte dell’equipe diretta dal Dott. Pierfrancesco Dauri. In futuro, si estenderà il suo impiego anche nelle operazioni alla colonna vertebrale e alla spalla, rendendo l’investimento tecnologico trasversale su più applicazioni.
A sole 24 ore dall’intervento, entrambi i pazienti hanno ripreso la deambulazione e iniziato la rieducazione prevista. Uno dei benefici nell’utilizzo di un sistema robotico rispetto alle tecniche tradizionali riguarda infatti una riduzione dei tempi di recupero, che permettono un precoce ritorno all’attività, con minori tempi di ospedalizzazione. Inoltre, il sistema robotico Mako garantisce un’estrema precisione negli interventi, fino a 2-3 volte superiore rispetto alle tecniche tradizionali, tenendo in considerazione l’anatomia specifica di ogni paziente e garantendo così un intervento personalizzato e certificato dall’ampia reportistica.