19-12-2018
L'Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari ha ospitato a metà novembre – presso la magnifica sede di Largo della Sanità Militare, con vista sul Colosseo - il convegno annuale della community italiana di Himss, la Healthcare Information and Management Systems Society, un'ampia associazione internazionale che si occupa del rinnovamento dei processi sanitari dal punto di vista dell'innovazione digitale. A dare il benvenuto ai presenti, Nevio Boscariol, Responsabile Economico Servizi e Gestionale di ARIS, l'Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari, una rete di realtà sanitarie, sociali, assistenziali e di riabilitazione – molte delle quali associate ad Himss – che si trova in piena sintonia con gli obiettivi dell’associazione, portati avanti con diversi progetti di innovazione. «All’interno delle stesse realtà associate ad ARIS, vediamo forti differenze in termini di digitalizzazione, e questo è uno dei temi che ci stanno a cuore» afferma Boscariol nella sua introduzione ai lavori. «Se vogliamo parlare di digitalizzazione su larga scala, che riesca a trasformare il settore e a dare un vero valore aggiunto, dobbiamo cercare di omogeneizzare gli strumenti che portiamo in campo. Questo vale sicuramente per le prestazioni sanitarie, ma anche e in pari misura per la digitalizzazione». «Il nostro intento è quello di migliorare la salute dei cittadini mediante l'Information Technology» aggiunge Elena Sini, CIO dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e referente Himss in Italia. «Per diffondere queste conoscenze e pratiche, renderle trasversali e concrete presso le varie strutture, abbiamo creato un comitato all'interno della Himss Italian Community formato da esperti della salute digitale, impegnati nell'identificare i temi più rilevanti e pertinenti da discutere in seno alla Community e a promuoverne le attività».
L’intervento di apertura lavori è stato offerto da Hal Wolf, presidente e CEO di Himss, che ha ricordato l'obiettivo fondante di Himss: realizzare il pieno potenziale di salute di ogni cittadino e trasformare l'ecosistema internazionale della sanità grazie allo strumento potente dell'Information Technology e della tecnologia in generale.
Himss è oggi un'associazione internazionale, diffusa in tutto il mondo, con centotrentamila membri attivi, capaci di generare un patrimonio di conoscenze e di esperienze che è un orgoglio poter condividere. La condivisione infatti è essenziale perché – come riportato da Hal Wolf con efficacia tutta americana - quando hai visto un ospedale, hai visto solo un ospedale: ogni realtà infatti è diversa e richiede un approccio specifico, ma proprio per questo è necessario un punto comune di raccolta e di condivisione delle migliori pratiche, in modo da non dover ogni volta “reinventare la ruota”. Un concetto centrale, ribadito anche dal presidente al termine della mattinata di lavori, commentando in particolare la realtà italiana: «Vedo in Italia una situazione sostanzialmente coerente con quanto accade generalmente negli altri Paesi. Una delle sfide principali riguarda indubbiamente l'accesso al credito, soprattutto considerando la frammentazione regionale e il fatto che ciascuna regione o realtà sanitaria tende a sviluppare i suoi progetti in modo autonomo. L’Italia non rappresenta un caso isolato: la discontinuità dei progetti è il difetto che colpisce la maggior parte dei sistemi sanitari pubblici, con l'effetto di ridurre la portata dei progetti e dei finanziamenti. E questa è, ripensandoci, anche una delle ragioni principali per cui abbiamo creato una realtà come Himms: perché in definitiva tutte le sanità sono regionali, o quanto meno nazionali» afferma Hal Wolf. «In compenso, e questo è importante soprattutto nel vostro Paese, vogliamo sottolineare la capacità di una Community come quella di Himms di compiere questo passo, abilitando uno scambio reale di esperienze e di informazioni anche a livello ministeriale. La nostra Community tende ad incoraggiare tantissimo lo scambio delle informazioni fra realtà diverse». E sottolinea: «avviare progetti nuovi introduce sempre una percentuale di rischio; per contro, è molto probabile che da qualche parte qualcun altro abbia già tentato strade simili. Ed è importante condividere i successi, ma lo è ancora di più condividere i fallimenti. Le lezioni apprese da queste esperienze sono un tesoro da condividere con tutto il settore per evitare che tali errori possano ripetersi. La Community serve innanzitutto per imparare dagli altri e per far sì che il miglioramento sia estendibile a tutto il settore».
Ma qual è l’obiettivo strategico che deve animare la realizzazione di questi progetti: l’esigenza di coinvolgere il paziente in modo diverso o la necessità di migliorare le strutture sanitarie dal punto di vista dell’efficienza interna, in modo da dare al paziente un prodotto migliore? «Credo fermamente che la progettazione debba avvenire “outside-in”, dall'esterno verso l'interno» risponde Hal Wolf. «Bisogna innanzitutto considerare ciò che il paziente, o cittadino, o consumatore si aspetta o ci richiede, per poi rivolgersi all'interno dell'istituto. In questo modo potremo progettare l’organizzazione interna a seconda di quella percezione che il consumatore ha di noi e fare in modo che risponda alle esigenze della persona che attraverserà la nostra struttura. In passato infatti l’errore era quello di fare il percorso inverso, “inside-out”: considerare come prioritarie le esigenze interne della struttura. Tutto ciò è comprensibile, ma non è più attuale. Viviamo in un mondo in cui le informazioni che provengono dall'esterno sono sempre più trasparenti e accessibili, dove le aspettative dei consumatori nei nostri confronti sono sempre più forti e più chiare, dunque nessuno può più ignorarle. La sanità deve innanzitutto rivolgersi all'esterno e far sì che queste informazioni siano la risorsa su cui costruire l’organizzazione interna. Questa è una consapevolezza importantissima che va ad impattare su tutta l'organizzazione della struttura sanitaria e su tutta la progettazione di come questa deve funzionare. E in ultima battuta stimola ulteriormente quelle relazioni personali e quello scambio di informazioni e di progetti che, abbiamo detto, è la via principale per un miglioramento collettivo di tutta la sanità».
Sicurezza informatica: un codice di condotta per la Sanità
Altro spunto strategico emerso dalla giornata è quello relativo alla sicurezza informatica e alla protezione dei dati personali, che ha come riferimento il nuovo regolamento europeo GDPR. Al sito www.gdpr-sanita.it si trovano i dettagli dell'iniziativa, promossa da Himss e dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che si prefigge di definire di un codice di condotta per il contesto sanitario. Questo progetto intende facilitare l’individuazione di criteri uniformi con cui declinare i principi generali stabiliti dal regolamento per la protezione dei dati personali, secondo le peculiarità organizzative, cliniche e sociali del contesto sanitario. La protezione dei dati è infatti un aspetto tutt’altro che secondario: «Negli Stati Uniti il 50% degli attacchi informatici riguarda la sanità» riferisce Boscariol. «Per fortuna l'Italia è ancora lontana da questa situazione ma non per questo può permettersi di ignorare il fenomeno, e soprattutto un suo eventuale dilagare anche nel nostro Paese». Opinione condivisa da Andrea Gelmetti, in rappresentanza dell’associazione degli ingegneri clinici AIIC, di cui coordina il gruppo di lavoro dedicato all’ICT: i medical device infatti sono sempre più generatori di big data, dati che indubbiamente vanno protetti a tutti i livelli. Silvia Melchionna, dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, ha illustrato questo progetto nel dettaglio, evidenziando l’importanza di questi “codici di condotta” in veste di “facilitatori” dell'applicazione di norme generali in settori specifici. In sanità questa esigenza è ancora più sentita: i principi sanciti dal GDPR sono infatti di validità generale e indipendenti dalle specifiche caratteristiche ed esigenze dei vari domini di attività, e per questo, risulta ancora più importante da parte delle organizzazioni l’individuazione di un insieme di regole, in funzione delle quali declinare i principi generali del GDPR secondo le caratteristiche e le esigenze del proprio contesto.
Di notevole interesse, infine, le tavole rotonde conclusive dedicate alla gestione digitale della continuità di cura nel sistema sanitario con esempi nazionali e internazionali: dalle regioni Puglia, Lazio, Sardegna, arrivando poi a Catalogna, Paesi Baschi e Olanda. Al di là delle singole scelte progettuali o tecnologiche si confermano alcune parole chiave, come ad esempio una “sanità persona-centrica”, in grado di orientare le decisioni, e la capacità di stabilire modelli di governance in grado di gestire soprattutto la parte più complicata di questo approccio, ovvero la diffusione della sanità sul territorio, considerando che sarà sempre più difficile richiamare il territorio verso la sanità.
Addirittura nel caso dei Paesi Baschi è stata creata una nuova figura manageriale, il “direttore integrazione” che è proprio colui che deve mettere insieme i vari ambiti sanitari in modo che siano sempre in grado di dialogare. Un linguaggio comune che usa termini quali valore, integrazione dei percorsi di cura, capacità di soddisfare i bisogni dei cittadini mettendo insieme le necessità sanitarie con quelle di tipo assistenziale e sociale. La sanità centripeta dovrà diventare centrifuga, con l'aiuto dell'IT. «Da soli non si può fare nulla» conclude Boscariol. «E il nostro obiettivo deve essere quello di mantenere il livello di qualità della nostra sanità, di cui giustamente andiamo fieri, anche per il futuro».
Prossimo appuntamento con la Himss Italian Community il 13 marzo 2019 al Politecnico di Milano.
Himss è oggi un'associazione internazionale, diffusa in tutto il mondo, con centotrentamila membri attivi, capaci di generare un patrimonio di conoscenze e di esperienze che è un orgoglio poter condividere. La condivisione infatti è essenziale perché – come riportato da Hal Wolf con efficacia tutta americana - quando hai visto un ospedale, hai visto solo un ospedale: ogni realtà infatti è diversa e richiede un approccio specifico, ma proprio per questo è necessario un punto comune di raccolta e di condivisione delle migliori pratiche, in modo da non dover ogni volta “reinventare la ruota”. Un concetto centrale, ribadito anche dal presidente al termine della mattinata di lavori, commentando in particolare la realtà italiana: «Vedo in Italia una situazione sostanzialmente coerente con quanto accade generalmente negli altri Paesi. Una delle sfide principali riguarda indubbiamente l'accesso al credito, soprattutto considerando la frammentazione regionale e il fatto che ciascuna regione o realtà sanitaria tende a sviluppare i suoi progetti in modo autonomo. L’Italia non rappresenta un caso isolato: la discontinuità dei progetti è il difetto che colpisce la maggior parte dei sistemi sanitari pubblici, con l'effetto di ridurre la portata dei progetti e dei finanziamenti. E questa è, ripensandoci, anche una delle ragioni principali per cui abbiamo creato una realtà come Himms: perché in definitiva tutte le sanità sono regionali, o quanto meno nazionali» afferma Hal Wolf. «In compenso, e questo è importante soprattutto nel vostro Paese, vogliamo sottolineare la capacità di una Community come quella di Himms di compiere questo passo, abilitando uno scambio reale di esperienze e di informazioni anche a livello ministeriale. La nostra Community tende ad incoraggiare tantissimo lo scambio delle informazioni fra realtà diverse». E sottolinea: «avviare progetti nuovi introduce sempre una percentuale di rischio; per contro, è molto probabile che da qualche parte qualcun altro abbia già tentato strade simili. Ed è importante condividere i successi, ma lo è ancora di più condividere i fallimenti. Le lezioni apprese da queste esperienze sono un tesoro da condividere con tutto il settore per evitare che tali errori possano ripetersi. La Community serve innanzitutto per imparare dagli altri e per far sì che il miglioramento sia estendibile a tutto il settore».
Ma qual è l’obiettivo strategico che deve animare la realizzazione di questi progetti: l’esigenza di coinvolgere il paziente in modo diverso o la necessità di migliorare le strutture sanitarie dal punto di vista dell’efficienza interna, in modo da dare al paziente un prodotto migliore? «Credo fermamente che la progettazione debba avvenire “outside-in”, dall'esterno verso l'interno» risponde Hal Wolf. «Bisogna innanzitutto considerare ciò che il paziente, o cittadino, o consumatore si aspetta o ci richiede, per poi rivolgersi all'interno dell'istituto. In questo modo potremo progettare l’organizzazione interna a seconda di quella percezione che il consumatore ha di noi e fare in modo che risponda alle esigenze della persona che attraverserà la nostra struttura. In passato infatti l’errore era quello di fare il percorso inverso, “inside-out”: considerare come prioritarie le esigenze interne della struttura. Tutto ciò è comprensibile, ma non è più attuale. Viviamo in un mondo in cui le informazioni che provengono dall'esterno sono sempre più trasparenti e accessibili, dove le aspettative dei consumatori nei nostri confronti sono sempre più forti e più chiare, dunque nessuno può più ignorarle. La sanità deve innanzitutto rivolgersi all'esterno e far sì che queste informazioni siano la risorsa su cui costruire l’organizzazione interna. Questa è una consapevolezza importantissima che va ad impattare su tutta l'organizzazione della struttura sanitaria e su tutta la progettazione di come questa deve funzionare. E in ultima battuta stimola ulteriormente quelle relazioni personali e quello scambio di informazioni e di progetti che, abbiamo detto, è la via principale per un miglioramento collettivo di tutta la sanità».
Sicurezza informatica: un codice di condotta per la Sanità
Altro spunto strategico emerso dalla giornata è quello relativo alla sicurezza informatica e alla protezione dei dati personali, che ha come riferimento il nuovo regolamento europeo GDPR. Al sito www.gdpr-sanita.it si trovano i dettagli dell'iniziativa, promossa da Himss e dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che si prefigge di definire di un codice di condotta per il contesto sanitario. Questo progetto intende facilitare l’individuazione di criteri uniformi con cui declinare i principi generali stabiliti dal regolamento per la protezione dei dati personali, secondo le peculiarità organizzative, cliniche e sociali del contesto sanitario. La protezione dei dati è infatti un aspetto tutt’altro che secondario: «Negli Stati Uniti il 50% degli attacchi informatici riguarda la sanità» riferisce Boscariol. «Per fortuna l'Italia è ancora lontana da questa situazione ma non per questo può permettersi di ignorare il fenomeno, e soprattutto un suo eventuale dilagare anche nel nostro Paese». Opinione condivisa da Andrea Gelmetti, in rappresentanza dell’associazione degli ingegneri clinici AIIC, di cui coordina il gruppo di lavoro dedicato all’ICT: i medical device infatti sono sempre più generatori di big data, dati che indubbiamente vanno protetti a tutti i livelli. Silvia Melchionna, dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, ha illustrato questo progetto nel dettaglio, evidenziando l’importanza di questi “codici di condotta” in veste di “facilitatori” dell'applicazione di norme generali in settori specifici. In sanità questa esigenza è ancora più sentita: i principi sanciti dal GDPR sono infatti di validità generale e indipendenti dalle specifiche caratteristiche ed esigenze dei vari domini di attività, e per questo, risulta ancora più importante da parte delle organizzazioni l’individuazione di un insieme di regole, in funzione delle quali declinare i principi generali del GDPR secondo le caratteristiche e le esigenze del proprio contesto.
Di notevole interesse, infine, le tavole rotonde conclusive dedicate alla gestione digitale della continuità di cura nel sistema sanitario con esempi nazionali e internazionali: dalle regioni Puglia, Lazio, Sardegna, arrivando poi a Catalogna, Paesi Baschi e Olanda. Al di là delle singole scelte progettuali o tecnologiche si confermano alcune parole chiave, come ad esempio una “sanità persona-centrica”, in grado di orientare le decisioni, e la capacità di stabilire modelli di governance in grado di gestire soprattutto la parte più complicata di questo approccio, ovvero la diffusione della sanità sul territorio, considerando che sarà sempre più difficile richiamare il territorio verso la sanità.
Addirittura nel caso dei Paesi Baschi è stata creata una nuova figura manageriale, il “direttore integrazione” che è proprio colui che deve mettere insieme i vari ambiti sanitari in modo che siano sempre in grado di dialogare. Un linguaggio comune che usa termini quali valore, integrazione dei percorsi di cura, capacità di soddisfare i bisogni dei cittadini mettendo insieme le necessità sanitarie con quelle di tipo assistenziale e sociale. La sanità centripeta dovrà diventare centrifuga, con l'aiuto dell'IT. «Da soli non si può fare nulla» conclude Boscariol. «E il nostro obiettivo deve essere quello di mantenere il livello di qualità della nostra sanità, di cui giustamente andiamo fieri, anche per il futuro».
Prossimo appuntamento con la Himss Italian Community il 13 marzo 2019 al Politecnico di Milano.